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L’arte nell’economia della conoscenza

L' energia prodotta dall'educazione alla sensibilità artistica ci mette in movimento e ci fa interagire con l’altro. Produce un antidoto alla paura; ci rende creativi e capaci di coltivare l’innovazione; crea le basi dell’economia della conoscenza, in cui il valore si concentra nelle idee e nel senso che diamo alle nostre vite e si moltiplica con il digitale e le reti che connettono i flussi e i luoghi. Non c'è sviluppo se le arti non sono poste al centro di tutti i programmi di apprendimento

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Se vogliamo educarci a contenere il nostro narcisismo e a considerare l’altro una persona a cui prestare la nostra cura, dobbiamo educarci al senso artistico. La musica, il teatro, la poesia, il romanzo, la pittura, la danza, la fotografia e il cinema hanno un’importanza enorme nell’educazione e nell’autoapprendimento per compiere un doppio movimento: reflèctere, “riflettere” – ripiegarci su noi stessi, considerare tutto attentamente, raccogliere le proprie energie – e proiectare, “progettare” – gettarci in avanti verso l’altro, avere comprensione per l’altro, collaborare con l’altro, costruire insieme all’altro qualcosa di concreto. Nell’economia della conoscenza, fondata sulla collaborazione e l’innovazione sociale, dovremmo mettere al centro di tutti i programmi di apprendimento l’educazione alla sensibilità artistica e l’utilizzo integrato delle capacità creative e delle tecnologie digitali.

La recitazione, il canto e la danza ci permettono di esplorare ruoli, posture, gestualità e riti non abituali e di porci nei panni dell’altro con tutto il nostro corpo e la nostra mente. La letteratura, la fotografia, la pittura e il cinema ci danno la possibilità di sviluppare l’immaginazione. E, attraverso questa, riusciamo a sviluppare la capacità di cogliere la piena umanità di persone che incontriamo tutti i giorni e nei confronti delle quali i nostri rapporti sono superficiali, nella migliore delle ipotesi, e, nella peggiore, viziati da umilianti stereotipi. E gli stereotipi in genere abbondano in un mondo che, come il nostro, ha eretto alte barriere tra gruppi, e dove la diffidenza rende difficile ogni possibile incontro. La letteratura, il teatro, la fotografia, la pittura e il cinema ci aprono all’esperienza di partecipazione verso la posizione stigmatizzata: la diversità etnica o di genere, la disabilità, ecc. Solo allora ne possiamo percepire fino in fondo il disagio e cambiare il nostro modo di porci.

Lo sguardo interiore, educato dalle arti, produce una formidabile energia per metterci in movimento e interagire con l’altro. Produce un antidoto alla paura autoconservativa che è tanto spesso legata alle pulsioni egocentriche di controllo. Permette di essere creativi e di coltivare l’innovazione. Ci predispone ad apprezzare gli elementi immateriali delle cose che ci circondano e il valore dei beni culturali, paesaggistici, architettonici e archeologici. E crea le basi dell’economia della conoscenza, in cui il valore si concentra nelle idee e nel senso che diamo alle nostre vite e si moltiplica con l’uso delle tecnologie digitali e mediante le reti che, nel mondo globale, sapientemente connettono i flussi e i luoghi. Non c’è sviluppo se prima non ci educhiamo alla sensibilità artistica.

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