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Occorre difendere sempre il principio di laicità e criticare fermamente l’indebita ingerenza della fede nelle scelte politiche e nelle urne elettorali. Non dovremmo limitarci a farlo solo quando ci fa comodo. Se i cattolici non danno il buon esempio, chi aderisce a religioni che non concepiscono nemmeno la distinzione tra fede e politica ed hanno un’idea teocratica delle istituzioni, prima o poi si sentirà in diritto di costituire anche in Italia e in Europa partiti religiosi. E a quel punto sarà davvero dura salvare la democrazia
La Conferenza episcopale di Basilicata ha voluto lanciare un appello per la libertà di coscienza e non si è accodata al coro di alcuni vescovi che si erano, invece, schierati nella campagna referendaria per il Sì. Una posizione lodevole, quella assunta dai presuli lucani, in linea con l’orientamento della Cei, che invita caldamente a dialogare sui temi ambientali e ad approfondire le questioni ma poi lascia ampia libertà ai cattolici, in quanto cittadini, di farsi una propria opinione e di comportarsi ascoltando la propria coscienza.
Questo orientamento emerge anche nell’enciclica “Laudato sì” di papa Francesco. “Su molte questioni concrete – scrive il pontefice – la Chiesa non ha motivo di proporre una parola definitiva e capisce che deve ascoltare e promuovere il dibattito onesto fra gli scienziati, rispettando le diversità di opinione. (…) Ci sono discussioni, su questioni relative all’ambiente, nelle quali è difficile raggiungere un consenso. Ancora una volta ribadisco che la Chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica, ma invito ad un dibattito onesto e trasparente, perché le necessità particolari o le ideologie non ledano il bene comune”.
Dunque, il documento di Bergoglio non è una sorta di bignami dove andare a cercare la soluzione di un problema ecologico o, addirittura, la risposta ad un quesito referendario. Offre una serie di considerazioni teologiche ed etico-culturali per contribuire al dibattito pubblico sui temi ambientali. Ma la scelta concreta delle soluzioni da adottare spetta alla politica e ai cittadini, in quanto cittadini, senza innalzare vessilli religiosi per catturare il consenso su una opzione o l’altra.
C’è bisogno che in ogni contesto difendiamo il principio di laicità e critichiamo fermamente l’indebita ingerenza della fede nelle scelte politiche e nelle urne elettorali. I cattolici devono dare il buon esempio perché alle spalle hanno secoli di storia in cui la confusione tra le due sfere ha prodotto conflitti insanabili, guerre disastrose e violenze terrificanti.
Le religioni sono come il combustibile che alimenta un motore. Sono una grande risorsa etica ma bisogna farne un uso accorto e responsabile e stare attenti che il liquido scorra dove deve scorrere, altrimenti si provocano incendi dolorosi. Le religioni sono come l’acqua: una risorsa scarsa e pertanto preziosa; ma senza un’accorta manutenzione degli impianti idrici e delle opere di sistemazione idraulica, rischiamo di esserne sommersi. Se i cattolici non danno il buon esempio, chi aderisce a religioni che non concepiscono nemmeno la distinzione tra fede e politica ed hanno un’idea teocratica delle istituzioni, prima o poi si sentirà in diritto di costituire anche in Italia e in Europa partiti religiosi. E a quel punto sarà davvero dura salvare la democrazia. Dunque, adottiamo per tempo e con saggezza il principio di precauzione.