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Una riflessione ripartita in tre articoli pubblicati sul sito dell'Associazione politico-culturale Libertà Eguale
Nel dibattito sull’esito elettorale del 4 marzo 2018 si è poco riflettuto su come il leghismo, da Bossi a Salvini, si è intrecciato con il fenomeno grillino e su come tale groviglio sia avvenuto intorno ai temi del Mezzogiorno.
Le domande a cui rispondere sono: c’è un nesso tra l’affermazione dei 5 Stelle al Sud e l’espansione della Lega su tutto il territorio nazionale, registrate alle politiche di quest’anno, e la modalità con cui si avviò la rottura del sistema politico della Prima repubblica ad opera della Lega Nord, che prevedeva la progressiva sostituzione della “questione meridionale” con la “questione settentrionale”? Quali elementi di continuità si possono riscontrare nella costruzione di una peculiare visione dell’Italia e della sua storia nazionale, posta in atto dalla Lega di Bossi e confluita nel “contratto” del governo giallo-verde?
Come ha detto vent’anni fa il politico e storico Enzo Santarelli (“Il Sud nella storia della Repubblica”, Intervista a cura di Simone Misiani, in “L’Ora locale. Lettere dal Sud”, a. 1, n. 1 gennaio-febbraio 1997), il Mezzogiorno resta comunque la vera cartina di tornasole con cui misurare le diverse interpretazioni della storia nazionale. E allora vediamo se anche in questo caso, tale criterio funziona.
Ho suddiviso questa riflessione in tre articoli pubblicati sul sito di Libertà Eguale:
http://www.libertaeguale.it/il-sud-nella-vicenda-leghista-da-bossi-a-salvini/
http://www.libertaeguale.it/il-sud-e-il-populismo-nazionalsocialista-del-m5s/
http://www.libertaeguale.it/se-ritornano-i-borboni-prove-di-populismo-al-sud/