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Intervento al Convegno sul tema "Corviale 2020. Lavori in corso: proposte, progetti e iniziative" che si è svolto a Roma il 15 luglio 2014 ore, presso il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Sala Biblioteca, Cortile dei Vecchi.
Nel secondo Forum che svolgemmo a Corviale di Roma nel novembre 2013 presentammo un documento-manifesto così intitolato: “Corviale verso Europa 2020. Dal sogno originario a un partenariato per lo sviluppo sostenibile”. E scrivemmo: “Occorre affrontare lo sviluppo territoriale con un approccio globale; integrare politiche diverse; potenziare l’economia; creare e assicurare spazi pubblici e infrastrutture di qualità; progettare il territorio andando oltre l’urbano e il rurale; salvaguardare e valorizzare i beni paesaggistici e architettonici, sia storici che contemporanei; irrobustire il sistema della conoscenza; migliorare l’ambiente e l’efficienza energetica. Si tratta di creare un Partenariato pubblico-privato che intende allargarsi ad altri quartieri del Quadrante per candidarsi a gestire in modo integrato i Fondi Europei 2014-2020”.
Sulla base di questa impostazione definita per Corviale e con gli arricchimenti venuti anche da altre realtà di Roma nel corso del Convegno svoltosi nei Musei Capitolini il 25 giugno scorso, Rete Fattorie Sociali, Forum Terzo Settore Lazio e IfoRD hanno chiesto alla Regione Lazio di adottare – nell’ambito dei Programmi Operativi in fase di definizione – il metodo dello sviluppo locale partecipativo integrato per tutto il territorio regionale (comprese le aree urbane) e per l’insieme dei Fondi Strutturali e d’Investimento Europei (SIE) 2014-2020.
La Programmazione dei Fondi SIE introduce nuovi strumenti che permettono di conseguire l’obiettivo di fondo del secondo Forum, cioè quello di candidare il Partenariato Pubblico-Privato a diventare soggetto attuatore dello sviluppo locale.
I regolamenti comunitari danno la possibilità alle autorità di gestione (Regioni) di decidere l’adozione del Metodo Community Led Local Development (CLLD) – obbligatorio solo per le aree rurali con problemi complessivi di sviluppo – su tutti i territori, comprese le aree urbane, e l’utilizzo integrato dei Fondi (plurifondo).
Tale strumento intende favorire lo sviluppo locale integrato su scala sub-regionale con il contributo prioritario delle forze locali.
La Regione Lazio dovrebbe fare tale scelta nell’ambito dei Programmi Operativi da approvare entro il 22 luglio 2014. Ma poi c’è tutta la fase del negoziato con la Commissione Europea per l’approvazione definitiva. E dunque il confronto potrà continuare anche dopo tale scadenza.
Per il Progetto CORVIALE 2020 tale scelta significherebbe affiancare al Tavolo di Concertazione multilivello, il Gruppo di Azione Locale (GAL), costituito prioritariamente da soggetti locali, con un ruolo operativo (amministrativo e gestionale) e con il compito di elaborare il Piano di Azione Locale (PAL), dotandosi di una struttura tecnica in grado di effettuare tali funzioni.
L’Accordo di Partenariato fa esplicito riferimento a tale strumento quando lega, ad esempio, l’obiettivo di favorire la legalità nelle aree ad alta esclusione sociale e migliorare il tessuto urbano nelle aree a basso tasso di legalità alle priorità di investimento “strategie di sviluppo locale partecipativo” e “sostegno alla rigenerazione fisica ed economica delle comunità urbane e rurali sfavorite” con il FSE e il FESR.
Anche l’Agenda Urbana propone un’innovazione di metodo nella filiera attuativa tra cui gli strumenti territoriali integrati di sviluppo locale.
Tra le misure del Programma di Sviluppo Rurale assume particolare importanza – ai fini del Progetto CORVIALE 2020 – la Misura “Cooperazione” che risponde all’esigenza di migliorare governance e coordinamento tra attori del “sistema della conoscenza e dell’innovazione” e imprese, garantire una conservazione attiva dei Paesaggi Rurali Storici (tra cui quello dell’Agro Romano), creare nuovi rapporti sistemici tra aree urbane e aree rurali, organizzare le filiere corte, stimolare la diversificazione delle attività e migliorare l’accesso ai servizi per la popolazione con un approccio innovativo e di sistema, a partire dall’agricoltura sociale.
Con questa Misura potranno essere sostenuti i Gruppi Operativi (GO), mettendo insieme imprese, ricercatori, consulenti, organizzazioni, Enti pubblici e portatori di interessi collettivi diffusi, che realizzino il Partenariato Europeo per l’Innovazione (PEI) “Produttività e sostenibilità del sistema agricolo”; i Gruppi di Cooperazione (GC) che realizzino progetti collettivi a carattere ambientale; i Gruppi di Cooperazione (GC) che operino nell’ambito delle filiere corte; i Gruppi di cooperazione (GC) dei soggetti che operino nell’ambito delle agricolture civili.
Quante risorse finanziarie la Regione destinerà a questa Misura strategica?
Un’altra scelta importante che la Regione Lazio deve compiere è quella di destinare all’Obiettivo “Inclusione sociale e lotta alla povertà” oltre il 20 per cento del Fondo Sociale Europeo (FSE). Tra le azioni del Programma Operativo FSE – ai fini del Progetto CORVIALE 2020 – sono particolarmente rilevanti quelle per l’inserimento lavorativo e l’occupazione dei soggetti svantaggiati e delle persone con disabilità, per promuovere l’imprenditorialità sociale e l’integrazione professionale nelle imprese sociali e dell’economia sociale e solidale.
Il risultato di tali azioni dovrà essere l’aumento delle attività economiche (profit e non-profit) a contenuto sociale e delle attività di agricoltura sociale.
Rete Fattorie Sociali, Forum Terzo Settore Lazio, IfoRD e altri soggetti pubblici e privati si stanno attivando per promuovere coi Fondi SIE, nei territori di Roma e del Lazio, processi aggregativi e creazione di reti.
L’attenzione è rivolta anche al Programma Horizon 2020 e al Sottoprogramma Cultura di Europa Creativa 2014-2020, i cui bandi sono già attivi.
L’obiettivo di istituire nei territori di Roma la Casa dell’Alimentazione e realizzare una serie di attività nell’ambito di EXPO 2015 è un primo passo per costruire salde e durature sinergie tra le diverse forme di agricolture civili, Terzo Settore ed economia sociale.
Anche sui temi della ricerca e dell’innovazione ci sono novità importanti nella Programmazione dei Fondi SIE.
Con la costituzione dei PEI e il sostegno dei GO mediante i PSR, Horizon 2020 fa un salto di qualità perché finalmente si costruisce un legame tra la ricerca e le esigenze specifiche di settore e si adotta un approccio di sistema (imprese, ricerca, consulenza, formazione) in una logica plurifondo.
L’altro elemento che viene introdotto è lo stretto legame tra ricerca e innovazione, in cui l’innovazione non è più riferita esclusivamente alla dimensione tecnologica ma a tutte le fasi del processo produttivo e al contesto interno ed esterno nel quale esso si realizza.
L’ulteriore novità è l’adozione del modello a rete caratterizzato da un processo di comunicazione interattivo partendo dai bisogni e dalle problematiche delle imprese e dei sistemi locali. E questo perché si va consolidando la consapevolezza che l’evento ideativo e la sua trasformazione in innovazione non proviene soltanto dal mondo della ricerca e della sperimentazione, ma anche dal mondo produttivo.
Rete Fattorie Sociali, Forum Terzo Settore Lazio e IfoRD annettono grande importanza al nuovo paradigma dell’”innovazione sociale” che rovescia completamente il rapporto tra mondo della ricerca, economia e società e favorisce la riqualificazione delle relazioni tra i diversi soggetti istituzionali, economici e sociali.
Il Piano Nazionale per la Ricerca in Agricoltura, presentato in questi giorni dal MIPAAF, elenca una serie di temi estremamente importanti per le agricolture delle aree urbane:
– individuazione dei meccanismi alla base della benefica azione delle piante in città e sviluppo di materiale agrario adatto all’uso come verde urbano;
– studi e ricerche sull’impiego sostenibile di scarti organici (es. sottoprodotti agricoli e zootecnici), rifiuti inorganici, nanoparticelle e nanomateriali;
– sperimentazione di nuovi processi di raccolta, gestione, trasformazione e valorizzazione energetica di biomasse prodotte in ambito urbano e in vivaio (potature, sfalci, abbattimento di alberi vecchi…);
– messa a punto di tecniche di “phytoremediation assistita”, sfruttando le sinergie fra piante, microorganismi, ammendanti e pratiche agronomiche; nuovi processi di “bioremediation”;
– ricerca di piante arboree e arbustive in grado di diminuire l’impatto degli inquinamenti atmosferici da cause antropiche e quantificazione del ruolo della vegetazione urbana nel limitare le emissioni di gas a effetto serra attraverso il sequestro CO2 e di altri gas traccia, e l’emissione di gas a elevata reattività ambientale;
– definizione delle capacità di alcune specie di produrre/emettere o assorbire i principali inquinanti atmosferici;
– miglioramento genetico delle piante per aumentarne la capacità di accrescimento rapido, di copertura del suolo, di formazione di barriere vegetali, di capacità di rimozione di inquinanti;
– studio di varietà e specie più adattabili ai cambiamenti climatici e alla scarsità di risorse idriche in aree urbane;
– sperimentazioni di microorganismi che favoriscano lo sviluppo delle piante anche in assenza di concimazioni e che aumentino la loro resistenza ai patogeni in assenza di trattamenti antiparassitari;
-sviluppo di tecniche di micro-irrigazione e di recupero e riciclaggio dell’acqua in ambiente urbano e in vivaio;
– costruzione di modelli di formazioni vegetali a geometria diversa adatti a svolgere funzioni di filtro e di mitigazione in presenza di sorgenti di inquinamento da traffico veicolare (barriere e cortine vegetali);
-sviluppo di studi sulle pratiche di utilizzo e gestione di spazi verdi in contesti urbani (community gardening, orti sociali, orti scolastici, ecc.);
-analisi di terapie orticolturali sul piano cognitivo, psicologico, fisico e sociale in termini di benessere individuale e miglioramento della qualità della vita attraverso la riduzione dello stress e il miglioramento della coesione sociale;
-valutazione di terapie che impiegano piante o animali in contesti produttivi (cooperative, imprese), e del loro impatto sul sistema sanitario nazionale e sullo sviluppo locale con particolare riferimento alle aree rurali;
-analisi delle pratiche di AS capaci di generare nuove opportunità economiche, forme di socialità e modelli di welfare-mix per ridurre l’esclusione sociale;
-monitoraggio e valutazione delle esperienze di AS realizzate all’interno di contesti produttivi (agriturismo, ristorazione, attività didattica, confezionamento, vendita, ecc.);
-analisi delle esperienze relative al rapporto urbano-rurale, sia sul fronte della fruizione degli spazi sia su quello della vendita e del consumo dei prodotti agricoli;
-studi sulla filiera corta (punti vendita aziendale, mercati contadini, GAS, box scheme, Community Supported Agriculture – CSA);
-analisi delle esperienze sull’utilizzo dei prodotti invenduti o non commercializzabili per la riduzione degli sprechi sull’esempio del last minute market;
-analisi di attività didattiche, educative, ricreative per bambini, giovani, famiglie, anziani e analisi dei servizi connessi al verde urbano (nidi, asili, ecc.);
-analisi delle buone pratiche agricole in zone urbane e per agricoltori non professionali (p.es. agricoltura organica) per ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura, promuovendo una sana alimentazione;
-definizione e realizzazione di una forma di gestione associata di servizi tra enti pubblici e produttori agricoli per la co-tutela del territorio;
-analisi delle nuove tecnologie agroalimentari, a supporto delle imprese, del processo di trasferimento dell’innovazione e dei meccanismi di policy (accettabilità, disegno, impatto, efficienza, implementabilità);
-sviluppo di protocolli, indicatori e criteri green per gli appalti pubblici.
Si tratta di attivare tutti i centri di ricerca e sperimentazione e l’insieme delle Università pubbliche e private che operano nell’area romana e creare un saldo legame tra il sistema della conoscenza e dell’innovazione con la realtà economica, sociale, civile e istituzionale locale.
Sarebbe davvero un delitto se la Regione Lazio non dovesse cogliere queste opportunità per far diventare Roma davvero una metropoli europea.